Aristotele tra forma e materia Successivo a Platone, Aristotele concepisce una visione differente dell’anima e … Scienza, intelligenza e sapienza, costituiscono, dunque, un tutt'uno e sono volte a determinare le condizioni adialettiche (indiscutibili) che permettono di pensare la realtà, condizioni da cui, d'altra parte, si viene snodando il discorso verace, su cui si scandisce lo stesso ordine del reale. Nel Filebo, una delle opere tarde di Platone, in cui il motivo della misura e del tutto inteso in ordini geometrici e matematici, è giunto al suo massimo svolgimento, abbiamo un'affermazione significativa: "Voglio ora indicare come bellezza delle figure non ciò che intenderebbero i più, non voglio parlare cioè degli esseri viventi o di certe pitture che li raffigurano, ma... mi riferisco a qualche cosa che è retto, a qualche cosa che è circolare, e alle loro composizioni che si realizzano col compasso, superfici e solidi, e quanto si fa con la stecca e con la squadra... Queste figure, infatti, io non le dico belle [e si ricordi il significato morale del termine bello nel linguaggio platonico] come le altre in relazione a qualche cosa, ma sono belle in sé, per la loro natura, secondo se stesse e la loro bellezza non vien mai meno... E così ci sono colori belli di questo tipo ..." (Filebo, 51 c-d). anche Politica, 1320 b, 35 ss.). Nic., ii, I, 1103 a-i 103 b). Suo padre era Nicomaco, il medico di corte della famiglia reale macedone. E inoltre v'erano infinite altre statue, ordinate da privati..." (Crizia, 116 d-e), i cui porti richiamano le tre darsene del Pireo (Crizia, 113 c-115 c), si è voluto vedere (cfr. Ricordiamo, infine, che una volta Aristotele sembra faccia apparire Pauson come scultore (Metaf., 1050 a 20). Zeusi, dunque, avrebbe dovuto cominciare ad operare in Atene verso il 432. La più antica testimonianza dell'uso del disegno, in funzione educativa, è questa di Aristotele, che lo pone tra le materie d'insegnamento, non tanto per la sua utilità immediata, quanto perché "la pittura affina nel contemplare la bellezza dei corpi" (i 338 b 2), e "permette un retto giudizio delle opere degli artisti" (τὰ τῶν τεχνιτῶν ἔεγα: 1338 a 18). L'aporetica dell'identità in Platone e Aristotele. Stando le cose in questi termini, bisogna aver cura non solo di cingere le città di mura, ma provvedere anche che queste siano di ornamento alle città, e nello stesso tempo corrispondano alle esigenze guerresche, soprattutto a quelle prodotte da nuovi mezzi d'offesa. Aristotele ha posto molta enfasi sulla supremazia dell'osservazione e … L’ira dei leghisti (che hanno pure passato la notte in Senato). PLATONE e ARISTOTELE. Ha generato quella che è stata chiamata la "Scuola peripatetica", per la loro abitudine di andare in giro come parte delle loro lezioni e discussioni. Download. Se sapessimo invece che la figura dipinta o modellata è un uomo, di cui l'arte ha rispettato tutte le sue parti, come i suoi colori e contorni ? "Ad ogni produzione dell'arte preesiste l'idea creatrice (poietica) che gli è identica, per esempio l'idea creatrice dello scultore preesiste alla statua. ), 1328 a (cap. .... La pittura in prospettiva (ἡ σκιαγραϕία), puntando sulla affettività (πάϑημα) della nostra natura, usa tutte le sue arti ciarlatanesche (γοητεία)" (Rep., 602 d). Il secondo o medio periodo di Platone è composto da opere in cui esplora la moralità e la virtù negli individui e nella società . Scultori citati: Dedalo (De anima, I, 406 b 18; Politica, i, 1253 b 35); Policleto (Fisica, 195 a 34-195 b 12; Metaf., 1013 b 35, 1014 a 1-15; Etica Nicom., 1141 a ii); Fidia (Etica Nicom., 1141 a 10). Il che non vuol dire affatto che le immagini dei pittori debbano essere un calco di ciò che rappresentano, ché la loro ‛verità' sta in loro stesse ("i prodotti dell'arte hanno il loro valore in se stessi, basta ch'essi abbiano una loro determinata costituzione" (Etica Nic., ii, 1105 a, 26-28), cioè nel come riescono a significare, mediante proporzioni di colori e simmetria di forme, affezioni dell'animo, in un retto discorso di immagini. Platone e le arti figurative. Vi posero statue d'oro: il dio, in piedi sul suo carro, auriga a sei cavalli alati, sì alto che col capo toccava il soffitto e tutto intorno, a cerchio, cento Nereidi... cavalcanti delfini. Presso i templi s'innalzino gli edifici adibiti ai magistrati e i tribunali, ove appunto, come in luoghi più che sacri, vengano pronunciate e ricevute le sentenze, da un lato perché qui si tratteranno sacre cause, dall'altro perché qui gli dèi avranno le loro dimore, e fra queste sorgeranno i tribunali ove si giudicheranno gli omicidi e tutti quei delitti che meritano la pena capitale. Qui non vi è ombra di polemica, ma la constatazione di un tipo di pittura, quella che "dipinge figure le quali somigliano perfettamente agli oggetti da ritrarre" (Repubblica, 377 e). E così per questa parte relativa alla pittura riferentesi alla pittura geometrica e per accostamenti di colori, simile in questo ai tessuti a colori e ai ricami, o alla coloritura di parti di oggetti artificiali che sembrino reali, senza illudere sulla loro essenza, sembra utile ricordare il testo di Platone sulle statue dipinte: "Se mentre si dipinge una statua (a ἀνδρίαντα γράϕοντας) si avvicina un tale e ci rimprovera di non dare i più bei colori alle parti più belle del corpo, avendo noi dipinto gli occhi, che son davvero la parte più bella, non in rosso ma in nero, saremmo, io credo, nel nostro diritto se ci giustificassimo rispondendogli: O sorprendente uomo, non credere che si debban dipingere occhi sì belli che più non sembrino occhi, né così di altre parti; guarda piuttosto se, dando ad ogni parte quel che le è proprio, rendiamo bello tutto l'insieme (τὸ ὅλον καλὸν ποιοῦμεν)" (Rep., 420 c-d). anche: De anim. Questa definizione poneva l'etica aristotelica su un piano pratico, piuttosto che su quella teorica sposata da Socrate e Platone. immensa, non farà che servire a darti la sensazione d'aver innanzi un dovere ancora più grande, e questa sensazione, che non ti darà tregue per tutta la vita, contribuirà forse alla tua rigenerazione meglio che se tu fossi andato laggiù. Anche così, queste opere hanno influenzato la filosofia, l'etica, la biologia, la fisica, l'astronomia, la medicina, la politica e la religione per molti secoli. Aristotele fu allievo di Platone e frequentò l’Accademia per 20 anni (da quando ne aveva 19). E tale, appunto, è l'arte di oggi (νῦν). Costui aveva presso di sé anche un'altra opera che mi parve molto graziosa (ἔργον πάνυ κομψόν): l'ho comperata volendone fare un dono a tua moglie" (XIII lettera, 361 a). "Non può esserci una stessa norma di correttezza per la politica e per la poetica... Entro i limiti della poetica, sono possibili due categorie di errori; gli uni riguardano la poetica direttamente nella sua essenza, gli altri riguardano la poetica solo indirettamente e accidentalmente. Aristotele tuttavia - a parte le molte contraddizioni e i molti problemi che suscitano molti dei suoi testi -, accanto all'attività teoretica, volta al necessario, a ciò che non può essere altro da come è, pone che vi sia un'attività della ragione volta al possibile, a ciò che può essere diversamente da ciò che è, per cui, in tal caso, la ragione, tenendo presenti i dati del mondo possibile (il mondo degli uomini), può determinarsi uno scopo, un fine che non è dato, ma ch'essa, conoscendo appunto quei dati, realizza, e che si risolve nel suo stesso realizzarsi. "La vera terra, chi la guardi dall'alto, ha l'aspetto delle nostre palle di cuoio a dodici pezzi, iridescente, e come intarsiata di diversi colori; e di codesti colori perfino quelli che adoperano i pittori qui da noi sono immagini appena. Platone ha scritto di matematica, geometria e fisica, ma il suo lavoro è stato più esplorativo nel concetto che effettivamente applicabile. Mentre le opere di entrambi i filosofi sono considerate meno teoricamente preziose nei tempi moderni, continuano ad avere un grande valore storico. Sono, questi, testi assai interessanti storicamente, perché - posti accanto a quelli sulla pittura -, se da un lato mostrano che insieme alla pittura di tipo geometrico-cromatico, decorativo e icastico già prima della metà del IV sec., esisteva un tipo di pittura realistico, vivo, plasticoprospettico, il ritratto fisionomico, dall'altro lato rivelano che, invece, nel campo della scultura e della statuaria, alla scultura viva, arcaica, si era sostituita una scultura intellettuale, vera, formale, non realistica, rispondente a misure e proporzioni, stereometrica, e non prospettica, caratterizzante ideali, le cui parti - quando si tratti di statue - anche se colorate (vedi sopra) - avevano un significato cromatico, non coloristico. Aristotele è il più grande discepolo di Platone, con cui condivide il ruolo di massimo esponente del pensiero filosofico dell'antichità classica; il pensiero aristotelico, infatti, ha influenzato in vario modo la storia della filosofia fino ai nostri giorni.. La vita e l'opera. già Gorgia, 504 a, e anche Carmide, 165 e). Testi relativi all'architettura e all'urbanistica: Alcibiade I, 107 a-b; Carmide, 165 e; Protagora, 319 b; Gorgia, 455 d-e, 503 e, 514 a ss. Una cosa è lo stile oratorio, altra lo stile poetico, ché l'uno e l'altro, pur usando parole e pur essendo le parole (voci, suoni, ritmi) imitazioni (Retorica, iii, i), l'oratoria imita (cioè esprime) un mondo e certe ragioni, la poetica imita (cioè esprime e ‛fa') un altro tipo di mondo. In seno alla stessa arte del dire, si rivela il peso dato da Aristotele alla parola o ai nessi delle parole, ch'essendo lo stesso pensiero, parole e nessi di parole, architettura di discorso, scelta di termini e di accenti, costituiscono una o altra convinzione, una o altra possibile ‛verità'; e poiché i discorsi retorici hanno un loro campo ben determinato, l'ambito politico-sociale (ecclesia, tribunali, orazioni pubbliche), altrettanto delimitata è, volta a volta, la ‛verità ‛ e la ragione di quei discorsi, per cui la scelta dei termini, dei nessi, l'ordine grammaticale e sintattico deve rispondere a quel tipo di verità e di ragionamento. e incapace di farlo per gli altri pittori? E non a caso nella descrizione che Platone fa della mitica città di Atlante (contrapposta alla misurata città arcaica di Atene: Crizia), città ricca di traffici, marittima, militaresca (Crizia, 117 c-d, 119 a ss. L'oggetto della azione (pratica) si risolve nell'azione stessa (per esempio le istituzioni civili, i rapporti umani, il mondo etico in una parola, cessano allorché cessa la realizzazione di quei fini); la ragione, invece, che pur usando un materiale che è, avendone conoscenza, realizza un oggetto che non è, in quanto volta al possibile, è poietica perché, sapendo usare i dati, avendone esperienza (tecnica) fa (ποιεῖ) un oggetto che assume una realtà per sé (una casa per esempio, qualsivoglia artefatto, assume una realtà per sé) - "Poiché l'architettura (o οἰκοδομική) è un'arte, in quanto è una disposizione poietica accompagnata da ragione e non v'e nessuna arte (tèchne) che non sia una disposizione poietica accompagnata da ragione, né alcuna siffatta disposizione che non sia arte, saran dunque la stessa cosa l'arte e la disposizione poietica accompagnata da ragione verace.