Tuttavia l'azione di Franco fu di facciata, di fatto non diede nemmeno il tempo necessario ai mediatori per decidere, così l'8 maggio diede ordine a Mola di riprendere la marcia e accerchiare Bilbao[186]. A Barcellona il 29 ottobre 1938 le Brigate internazionali sfilarono per l'ultima volta prima di lasciare la Spagna, davanti a migliaia di spagnoli che applaudivano e piangevano. I sindacati anarchici, soprattutto la Federación Nacional de Trabajadores de la Tierra (FNTT) e la CNT (sempre più egemonizzata dalla Federación Anarquista Ibérica - FAI, un'organizzazione segreta che si premuniva di mantenere la purezza ideologica del movimento) fuori dal governo, proclamarono decine di scioperi che spesso venivano repressi nel sangue. In tutte e tre le occasioni le forze della Repubblica non seppero sfruttare il successo iniziale, sia a causa della schiacciante superiorità di Franco in termini di uomini e mezzi (da fine 1937 la leva obbligatoria nelle sempre più ampie zone nazionaliste forniva sempre truppe fresche, mentre in campo repubblicano le truppe diventavano sempre meno a causa del terreno perso), sia a causa delle divergenze in seno ai comandi repubblicani. Il bombardamento destò indignazione e scalpore nei paesi democratici, e si sollevarono molte voci di protesta e istantanee simpatie per la causa repubblicana, ma distrusse il morale delle forze basche e seminò il panico nelle retrovie, anche a causa dell'incapacità materiale dell'aeronautica repubblicana di contrastare le forze aeree nazionaliste[185]. Negrín sapeva che l'unica opportunità di vincere la guerra era consentire al PCE il controllo delle forze militari, condizione imprescindibile affinché Mosca continuasse l'invio di armamenti. L'esito della battaglia fu infatti enormemente sanguinoso; i repubblicani persero 25.000 uomini, mentre i nazionalisti circa 20.000, ma il prezzo più alto fu pagato dalle inesperte Brigate internazionali: il contingente britannico venne praticamente annientato in un solo pomeriggio, assieme ad alcuni tra i migliori combattenti reduci della prima guerra mondiale a disposizione delle Brigate[173]. Ma l'incapacità di Primo de Rivera di sfruttare l'andamento economico e costruire un sistema politico alternativo alla decrepita monarchia lo portarono ad alienarsi le simpatie dei borghesi che in origine l'avevano sostenuto. Guadalajara comunque non cambiò i rapporti di forza tra i due schieramenti, dato la politica del non-intervento continuava a essere il punto nodale della questione. Il PCE fu assecondato da Negrín e da tutti coloro che condividevano l'idea che esso era lo strumento essenziale per salvare la Repubblica, ma occupare posti di rilievo significava spodestare gli altri partiti, e ciò creava rivalità, esacerbate dal fatto che la penetrazione nello Stato non corrispondeva nei successi militari promessi, così l'azione dei comunisti venne percepita soprattutto come il tentativo di instaurare un regime comunista, anche se Stalin e il Comintern non avevano tale proposito[197]. La guerra civile europea 1914-1945, Asociación Católica Nacional de Propagantistas, Federación Nacional de Trabajadores de la Tierra, Confederación Española de Derechas Autónomas, attaccarono le linee nazionaliste nel settore di Belchite, Falange Española Tradicionalista y de las Juntas de Ofensiva Nacional Sindicalista, successi tedeschi in Norvegia e Danimarca, Guerra civile spagnola o europea? Nonostante Franco in precedenza avesse autorizzato in molte occasioni le aviazioni alleate a compiere bombardamenti indiscriminati sulle città repubblicane, in questa occasioni il Caudillo fu profondamente adirato dal comportamento di Mussolini, il quale senza consultarlo aveva bombardato i quartieri residenziali di Barcellona, con l'unico risultato di rinvigorire la resistenza dei catalani e di colpire le case dei sostenitori nazionalisti, cosa che Franco aveva sempre evitato accuratamente[212]. Anzi, la caduta di Caballero aveva dato speranze al binomio Azaña-Prieto che contavano in Negrín per un ritorno al sistema liberal-democratico, e per realizzare questo disegno Azaña contava in una nuova disponibilità di Francia e Gran Bretagna a sostituirsi all'Unione Sovietica nel sostegno militare e politico alla Repubblica. La capacità di resistenza di quelle truppe però non fu inesauribile, e la sconfitta sull'Ebro contribuì a isolare ancor di più i comunisti dalle altre forze politiche, mentre Franco per aggravare le discordie tra i suoi nemici fece balenare qua e là che ad alcune condizioni si poteva trattare una pace, e una di queste condizioni era che il generalissimo si sarebbe detto disposto a trattare se al posto di Negrín ci fosse stato un moderato come Julián Besteiro. Considerando anche i rifugiati che travalicarono i Pirenei durante l'avanzata franchista in catalogna, furono circa 500 000 gli spagnoli, uomini, donne e bambini, che furono costretti a espatriare e a vivere come esuli per evitare la violenza dei franchisti, e assieme a loro gran parte degli artisti e degli intellettuali, tra cui la "generazione del '27". Tuttavia, se fino a quel momento si era trattato di una guerra simile a quella coloniale contro forze male armate e male addestrate - in cui Franco e gli altri africanistica si erano fatti le ossa - adesso il conflitto cominciava ad assumere la piega di uno scontro tra fronti contrapposti[155]. Franco dopo Monaco tirò un sospiro di sollievo, la Francia aveva perso credibilità agli occhi del Caudillo mentre l'Unione Sovietica - esclusa dalle trattative della situazione cecoslovacca - data l'inconsistenza della politica francese cominciò a ridurre progressivamente il suo sostegno alla Repubblica e a cercare altrove garanzie per la propria sicurezza[235]. Contro queste posizioni insorsero per fratellanza ideologica le forze progressiste, che promossero raccolte di fondi, e molte personalità culturali, religiose e politiche, che non potevano essere etichettate di sinistra, quali l'arcivescovo di Parigi, il presidente della Croce rossa francese, premi Nobel e scrittori famosi[245]. [92], I nazionalisti denunciarono l'eliminazione di 20 000 ecclesiastici; in seguito abbassarono questa cifra a 7 937, ma anche questa era in eccesso di oltre un migliaio. Da Alicante a San Sebastián, da Cartagena a Jaén, e in tanti paesi della costa mediterranea particolarmente bersagliati dall'aviazione italo-spagnola[90], si ripeté questo sanguinario «rito retributivo»; a Santander per esempio, nel dicembre 1936 la folla furibonda per le morti provocate da un bombardamento aereo assalì la nave-prigione uccidendo 156 detenuti. Nel mentre il resto della popolazione viveva in condizioni umili e di povertà: all'inizio del XX secolo la prospettiva di vita era di appena trentacinque anni, come ai tempi di Ferdinando e Isabella; l'analfabetismo era al 65%; due terzi della popolazione attiva (circa cinque milioni di persone) lavorava nei campi, dove le condizioni lavorative erano miserevoli, mentre industria e miniere fornivano solo il 18% dei posti di lavoro[15]. Nel mentre gli esponenti di spicco della CNT, Buenaventura Durruti, Juan García Oliver e Diego Abad de Santillán, si tenevano a stretto contatto con la Generalitat, nonostante la decisione di Companys. Fin dalla primavera del 1938 migliaia di abitanti di Barcellona si rifugiavano nelle campagne, segno della stanchezza e della sfiducia diffuse tra la popolazione, ma anche tra molti dei rappresentanti politici catalani. In quel momento anarchismo e socialismo acquisivano sempre più influenza tra la popolazione urbana e agraria; l'UGT e il CNT salirono rispettivamente a 160 mila e 700 mila iscritti nel 1919, mentre il piccolo partito socialista, il Partido Socialista Obrero Español (PSOE), salì a 42 mila iscritti[18]. In ogni caso non fu concertato un programma d'azione ed una tattica precisa contro i congiurati; in realtà si temeva sia l'avanzata del fascismo, sia una maggiore presa di potere delle forze popolari. Ad esempio l'argomento sensazionalistico rimbalzato sulla stampa mondiale degli stupri commessi contro le suore non ha trovato riscontro nella storiografia successiva, se non in un caso. Sul fronte terrestre le forze nazionaliste andarono all'attacco di tre alture che controllavano l'accesso alla città di Bilbao - i monti Maroto, Albertía e Jarinto - sulle quali erano trincerate le forze repubblicane formate dai nazionalisti baschi dell’Euzko Gudaroztea, da battaglioni delle Asturie e di Santander, e da formazioni dell'UGT e del CNT. Il commissario in capo di quell'esercito era infatti Luis Delage, già responsabile a Madrid della propaganda di partito, che dimostrò la grande opera dei comunisti nel motivare gli uomini al fronte; se socialisti, repubblicani e anarchici avevano ragione da vendere in merito alla loro costante emarginazione decisionale e nella distribuzione delle armi a favore dei comunisti, nessuno meglio di questi ultimi riuscì a tenere desta l'adesione popolare alla difesa della Repubblica[231]. Nonostante le iniziali denunce di Stalin, il governo britannico e il conservatore Lord Plymouth - presidente della Commissione - furono molto accondiscendenti con i paesi fascisti e ostili nei confronti dell'Unione Sovietica, così alla fine l'Unione Sovietica si decise ad intervenire[122][123]. La destra, le cui casse erano piene, si coalizzò nel Frente Nacional Contrarrevolucionario, la cui campagna elettorale si ispirò ai manifesti di propaganda nazisti anti-marxisti, mentre la nuova coalizione di sinistra - il Frente Popular - impostò la sua campagna sulla minaccia del fascismo. Il reparto finale fu quello dei viriatos portoghesi seguiti dalla Legione Condor[248]. Mauthausen, the horror on the Danube" di David Wingeate Pike, Antifascismo, volontariato e guerra civile in Spagna. Tra il 6 e 7 novembre Franco, cauto come sempre, bocciò entrambi i piani e lasciò Mola col compito di continuare a premere sulla Città universitaria e lungo la direttrice del Manzaranes[157]. Ed era proprio sull'Armata d'Africa che i rivoltosi contavano, mentre nella confusione dei primi giorni dell'alzamiento, mancando una direzione militare unitaria delle operazioni, tutto fu lasciato all’iniziativa dei comitati locali, che naturalmente si preoccuparono dei fronti a loro più vicini. Tutta l'organizzazione delle forze armate venne posta sotto il controllo del Ministero della Guerra, in mano al socialista moderato Indalecio Prieto, e questo puntò politicamente a ridurre il peso dei comunisti nel nuovo esercito[161]. [prob. In realtà moltissimi repubblicani si rendevano conto che le uccisioni indiscriminate che contraddistinsero le prime settimane successive al golpe arrecavano un gran danno alla causa della Repubblica. Gli effetti sul morale della coalizione furono devastanti, e le violenze a livello locale si trasferirono nella politica, dove il PSOE e il nuovo raggruppamento di destra Confederación Española de Derechas Autónomas (CEDA) di Gil-Robles radicalizzarono lo scontro.[37]. La consapevolezza di questa involontaria collaborazione con gli insorti si diffuse poco a poco fra tutta la popolazione della zona repubblicana, e le vendette cessarono all'incirca a fine del 1936.[85][86]. In molte località i contadini spazientiti per la lenta applicazione della riforma agraria occuparono le terre, a Barcellona, in Biscaglia e nell Asturie si alternarono gli scioperi contro i licenziamenti e la diminuzione dei salari, in Andalusia gli operai sabotarono le macchine e rubavano i raccolti[36]. Sebbene ben 14 000 dei 16 000 ufficiali dell'esercito passarono tra le fila dei nazionalisti, decretando di fatto nel campo repubblicano lo scioglimento delle unità e della catena di comando, e nonostante i golpisti potessero sfruttare l’effetto sorpresa di una mobilitazione imprevista e improvvisa, nelle principali città del paese il popolo difese la Repubblica dimostrando peraltro quanto fosse sedimentata tra la popolazione la voglia di cambiamento nei confronti delle forze reazionarie che governavano la Spagna da secoli. A quel punto Franco autorizzò l'aviazione italo-tedesca a compiere incursioni contro i centri cittadini lungo la costa e attaccare tutto il traffico mercantile non nazionalista, comprese le navi britanniche nei porti della Repubblica. La burocrazia e la logistica della Francia peraltro non era preparata ad assorbire l'urto di una tale massa di profughi, dei quali molte migliaia erano feriti, malati o denutriti e abbisognavano di cure e trattamenti specifici, e durante i primi mesi dovettero vivere in condizioni pessime, raccolti in campi privi di servizi igienici, in tende temporanee e senza la possibilità di spostarsi. Questa volta Franco non ebbe bisogno di ricorrere ai rinforzi del nord per tamponare l'avanzata repubblicana, così mentre il 26 agosto Santander cadeva con i baschi che si arresero quasi senza combattere a una divisione del CTV, i nazionalisti poterono continuare la loro pressione nel Nord per l'avanzata finale verso le Asturie[191]. Una deflagrazione europea avrebbe inoltre potuto spingere le forze democratiche a scendere in campo a fianco della Spagna repubblicana, e costringere Italia e Germania a mettere da parte gli aiuti a Franco, il quale si sarebbe trovato costretto a intavolare negoziati di pace. La sorpresa fu tanto peggiore quanto per la prima volta i nazionalisti si resero conto che la Repubblica era in grado di compiere in poco tempo un lavoro logistico e organizzativo mai visto prima, e nel giro di quattro giorni un esercito di 250 000 uomini al comando del generale Juan Hernández Saravia e dai colonnelli Sebastián Pozas Perea e Juan Modesto, occupò la sacca disegnata dal fiume fino al paese di Gandesa[221]. Solo a questo punto ci si rese conto che la Spagna si trovava di fronte ad una guerra civile anziché ad un colpo di Stato contrastato con la forza, e l'insuccesso della Repubblica nel soccorre gli insorti fece in modo che il governo legittimo si trovasse coinvolto in un tipo di combattimenti a cui non era preparata, in cui per vincere erano necessarie qualità che in un primo tempo non possedeva[141]. I comunisti si erano resi conto che ai madrileni serviva una figura eroica, e Miaja fu perciò tenuto su un piedistallo, ma in molti consideravano Miaja sciatto e incompetente. Molti furono i critici di Franco in questa occasione, dato che in molti sostennero che avrebbe potuto facilmente consolidare il fronte di Gandesa e quindi aggirare le posizioni avversarie dilaniando in Catalogna, ma il Caudillo preferì impegnarsi in una battaglia di logoramento, forte di avere uomini e materiali in abbondanza, ritardando la vittoria finale e allo tesso tempo infliggendo un duro colpo al morale dell'esercito repubblicano vanificando ogni suo sforzo.[223][224]. Ci volle del tempo prima che i campi profughi assumessero una parvenza di organizzazione, mentre diversi internati venivano reclutati da agricoltori della zona per i lavori agricoli, per cui potevano giornalmente uscire dai campi e ricevere un modesto salario. Insieme all’appoggio italiano e tedesco, anche il Portogallo sostenne militarmente la guerra, mentre l’Inghilterra e la Francia parteciparono a malapena. Nel frattempo gli italiani avevano ormai fatto arrivare nella Spagna del sud abbastanza uomini e mezzi per intraprendere operazioni militari sul campo, così il 3 febbraio 1937, colonne motorizzate italiane al comando di Roatta e nazionalisti spagnoli al comando di Quipo de Llano puntarono su Malaga. Il 20 luglio dello stesso anno il generale Manuel Fernández Silvestre subì un'imboscata ad Annual da parte di tribù marocchine comandate da Abd el-Krim, perdendo circa 14 000 uomini. Motivi politici a parte, intervengono anche cause sociali ed economiche, infatti la crisi economica del 1929 porta sull’orlo del baratro la popolazione, che chiede il ripristino del regime costituzionale. Dal 12 novembre erano inoltre iniziati i bombardamenti sistematici sulla capitale da parte della Legione Condor, ma l'impatto dell'arma aerea sulle operazioni fu di fatto trascurabile, con i tedeschi ansiosi soprattutto di misurare le distruzioni dei bombardamenti aerei su un'area urbana piuttosto che supportare le truppe di terra[167]. Gli ultimi guerriglieri superstiti furono Francisco Blancas, che guidò un gruppo di combattenti a Ciudad Real e Cáceres fino al 1955, quando riparò in Francia; Patricio Serra a Badajoz, che durò fino al 1954; Benigno Andrade che resistette in Galizia fino al 1952, quando venne catturato e giustiziato; José Castro Veiga abbattuto dalla Guardia Civil nel 1965 e Mario Rodriguez Losada che resistette fino al 1968, quando passò in Francia. Il nuovo governo attuò nuove riforme e ne confermò alcune di quelle avviate durante il periodo di governo provvisorio. Con Madrid salva, i miliziani appoggiati da truppe regolari fedeli alla Repubblica espugnarono Toledo ma gli insorti, capeggiati da José Moscardó si rifugiarono all'Alcázar, la fortezza che sovrastava la città[70]. A Mola venne affidata l'Armata del Nord nata dalla fusione delle sue truppe con l'Armata d'Africa, mentre a Quipo de Llano fu riservata l'Armata del Sud, formata dalle truppe sparse operanti in Andalusia, Bajadoz e i nuovi volontari che affluivano di volta in volta dal Marocco[152]. Se alla fine il golpe produsse un conflitto civile lungo tre anni la responsabilità determinante fu l'ingerenza straniera di Italia e Germania in appoggio ai militari golpisti e il mancato appoggio delle nazioni democratiche nei confronti della Repubblica; Gran Bretagna e Stati Uniti chiusero le frontiere e impedirono qualsiasi aiuto concreto alla Repubblica, assumendo quell'atteggiamento di malcelata ostilità che costituì uno dei motivi della caduta della Repubblica. Questi scontri portarono a esiti drammatici, come durante le giornate di maggio dove il PCE epurò molti dirigenti anarchici e trozkisti, all'uccisione del leader marxista Andrés Nin, alle epurazioni di anarchici attuate dai servizi segreti spagnoli filo-stalinisti che portarono ad ulteriori rappresaglie contro i comunisti. Dopo un intenso tiro preparatorio d'artiglieria e protette sul fianco destro dalla Divisione Soria del colonnello Moscardó, le colonne motorizzate italiane avanzarono velocemente per alcuni chilometri travolgendo le difese repubblicane, ma al pomeriggio di quello stesso giorno iniziarono ad abbattersi sul campo di battaglia violente precipitazioni che bloccarono i blindati italiani[174]. Frattanto la carenza di materiali e mezzi per l'agricoltura e i mancati invenstimenti in macchinari comportò una flessione della produzione agricola, che tra gli anni 1941 e 1945 portò diverse regioni alla fame[251]. Più cospicuo fu l’aiuto da parte dell’Urss e del Messico. Nonostante la neutralità la passione di Franco per l'Asse non era affatto calata, accecato dalle vittorie tedesche in Polonia e dai rapporti entusiastici che Serrano Suñer e i consolati dell'Asse in Spagna facevano pervenire al Caudillo riguardo alla situazione europea, entusiasmo che divampò di fronte ai successi tedeschi in Norvegia e Danimarca nel giugno 1940 e soprattutto dinanzi al crollo della Francia[262]. La guerra civile spagnola (in spagnolo Guerra civil española, nota in Italia anche come guerra di Spagna) fu un conflitto armato nato in conseguenza al colpo di Stato del 17 luglio 1936, che vide contrapposte le forze nazionaliste guidate da una giunta militare, contro le forze del governo legittimo della Repubblica spagnola, sostenuta dal Fronte popolare, una coalizione di partiti democratici che aveva vinto le elezioni nel febbraio precedente. RIVOLUZIONE E GUERRA CIVILE IN SPAGNA Democrazia e autoritarismo fascista ebbero modo di confrontarsi nella guerra civile spagnola che per molti versi costituì una prova generale della seconda guerra mondiale. La politica del non-intervento confermò sia nei fascisti sia negli anti-fascisti il disprezzo per i non-interventisti. Il 27 marzo le forze nazionaliste fecero il loro ingresso a Madrid in un silenzio spettrale, accolte solo dai militanti nazionalisti della quinta colonna madrilena, e nei giorni seguenti caddero Alicante, Jaén, Cartagena, Cuenca, Guadalajara, Ciudad Real e così via, fino al 31 marzo, giorno in cui tutta la Spagna era ormai sotto il dominio nazionalista. Fra gli assalitori della caserma vi era il giovane Valentín Gonzáles - che sarebbe diventato famoso come El Campesino - che presa la caserma organizzò alcune colonne di miliziani per andare a strappare Toledo agli insorti. La data è stata ufficializzata nel 1981 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Circa 250 000 detenuti, secondo i dati del ministero di Giustizia, vennero poi distribuiti in carceri che avevano posto soltanto per 20 000, con evidenti problemi di sovraffollamento che causarono migliaia di morti per epidemie, suicidi e inedia[271]. Ciò consentiva alla flotta repubblicane di mantenere un blocco navale nello stretto di Gibilterra e nel mare corcostante, immobilizzando le truppe di Franco, il quale dovette adoperarsi per trovare un modo alternativo per far sbarcare le sue truppe in Spagna.[73]. Dal punto di vista militare la decisione di Franco fu inutile, secondo lo storico Paul Preston la sola pressione su Madrid sarebbe probabilmente bastata a distogliere le truppe repubblicane dall'assedio all'Alcázar. I nazionalisti avanzarono di qualche chilometro ma non conquistarono alcun obiettivo strategico, mentre le forze repubblicane e le Brigate internazionali dimostrarono di potersi difendere efficacemente anche se al costo di perdite elevate. L'aiuto tedesco si rivelò più discreto di quello italiano, e la Germania si limitò all'invio di circa 6 500 uomini, fondamentalmente tutti incorporati nell'unità aerea soprannominata «Legione Condor» e in qualche compagnia di blindati. LA GUERRA CIVILE SPAGNOLA La grave crisi del 1929 si abbattè con forza sulla Spagna. Gli abitanti delle campagne rimanevano esclusi dalla vita politica, per loro il cambio di regime non era stato un evento così importante; i… Per i comunisti sia l'esercito sia la più generale struttura politica avrebbero dovuto rispondere a un modello nuovo, quello del Fronte popolare, corrispondente alla definizione di «democrazia di tipo nuovo» immaginata in seguito al VII Congresso del Comintern del 1935 e successivamente teorizzata da Togliatti in riferimento alla lotta antifascista in Italia. Mentre le truppe di Franco ripresero la loro marcia attraverso l'Estremadura e la Nuova Castiglia verso Madrid, a nord Mola decise di attaccare la provincia basca di Guipúzcoa per isolare i Paesi Baschi dalla Francia.